Io non sono un uomo, sono dinamite. - Friedrich Nietzsche

venerdì 29 aprile 2011

Il tuo sorriso è sempre lì

Trentasei anni fa, dopo un'agonia durata quarantasette giorni Sergio Ramelli spirava nel suo letto d'ospedale. Il 13 marzo precedente un collettivo di medicina di Avanguardia Operaia gli aveva teso un agguato sotto casa e lo aveva massacrato a colpi di chiave inglese. Sergio è ancora con noi e ci indica la via.

domenica 17 aprile 2011

A un fratello tutta la vita

"Si dice ci siano vite legate fra loro nel tempo, unite da una chiamata che riecheggia nelle ere”

In genere, sono i film a diventare videogiochi. In questo caso, è successo il contrario. Circa un anno fa, la Disney ha prodotto e distribuito nelle sale di mezzo pianeta Prince of Persia: Le sabbie del tempo, che del celebre videogame costituisce, appunto, la trasposizione cinematografica. Il fantasy è un genere difficile da maneggiare perché il rischio di confezionare un prodotto deludente è elevato. Ma non è questo il caso: la trama è ben costruita senza eccessi e senza banalità. All’uomo dei fumetti dei Simpson Prince of Persia non sarebbe certamente piaciuto ma a noi sì, ci piace. D'altronde gli eredi di Walt, stavolta non deludono per niente ma anzi si superano.

La storia sembra uscita da Le mille e una notte di cui condivide l’ambientazione (la Persia del VI secolo) e l’alone magico e misterioso che rivive in ogni novella della raccolta. Il Principe di Persia si chiama Dastan. Dastan non è principe dalla nascita. Orfano e di umili origini, viene adottato dal re che assiste stupefatto alla prova di coraggio del ragazzo, disposto a donare la sua stessa vita pur di salvare quella dell’amico che aveva involontariamente fatto cadere da cavallo un soldato persiano. Entrato a corte, stabilisce con i figli naturali del re, Tus e Grasiv, un rapporto di sincera e profonda fratellanza, nonostante nelle sue vene non scorra lo stesso sangue dei suoi fratelli. Valoroso combattente, partecipa con loro all’assedio della città sacra di Alamut, accusata di fornire armi ai nemici dei Persiani. Ma non sa che l’assedio della città è in realtà il tassello di un piano ordito dallo zio, Nizam, per venire in possesso di un pugnale magico in grado di riportare indietro le lancette tempo. Assetato di potere e desideroso di diventare re al posto del fratello, Nizam vuole ritornare nel passato quando, adolescente, salvò la vita del futuro re di Persia durante una battuta di caccia. Terminato l’assedio di Alamut, Dastan si trova nelle mani il pugnale magico. Tornato a palazzo, Nizam con un tranello fa sì venga accusato della morte del re e per questo fugge nel deserto insieme alla principessa di Alamut, guardiana del pugnale. Ha inizio così la sua impresa nelle sabbie della Persia che si concluderà, dopo mille avventure, con la morte di Nizam e il fallimento del suo diabolico piano.
A salvare Dastan e l’intero regno è il vincolo che lo lega ai suoi fratelli. Nessun consiglio, anche se proviene dal più autorevole tra gli esperti, è infatti più vero e sincero di quello di un fratello. A un fratello si crede. Sempre.

venerdì 15 aprile 2011

Non è un movimento, è dinamite

Cagliari, 15 aprile – La scorsa notte sono stati affissi sulle pareti dei maggiori istituti superiori del capoluogo centinaia di manifesti di TNT, il nuovo movimento studentesco facente capo a Casaggì. Sui manifesti appesi, un motto tratto da una frase del grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche: "Io sono dinamite"; così si è voluto presentare il nuovo movimento studentesco che porta la propria voglia di sfida nelle scuole cagliaritane. «Un’esplosione dirompente di vitalità» come si legge sul blog del movimento. Un'esplosione di cambiamento per una scuola italiana che verte in pessime condizioni è il messaggio del movimento; tante battaglie: "potere agli studenti" "scuola pubblica" "sport e ambiente" "contro il pensiero unico" queste alcune delle parole d'ordine tratte dal programma per le scuole. TNT non è un movimento, è dinamite.



Liceo Scientifico "L.B. Alberti"
Liceo Ginnasio "G. Siotto Pintor"
Liceo Scientifico "A. Pacinotti"

domenica 10 aprile 2011

Voleva andare avanti, Alessandro

Ricorda che dalle azioni del singolo dipende il destino di tutti. 
Alessandro Magno

Parlando di Alessandro, ci si deve rassegnare all’idea che qualsiasi qualità gli si attribuisca, questa non basta a descrivere la complessità del personaggio. Alessandro fu macedone e greco; marito e amante; fine uomo di cultura e agguerrito condottiero; amico sincero e comandante risoluto; integerrimo e lezioso; pio e vendicativo. In questa tensione di contrasti si risolve la sua grandezza. Alessandro fu magno al punto da non essere sufficiente un solo aggettivo per definirlo. 

Nato macedone, quando ancora la Macedonia era una terra di pastori semibarbari, divenne greco già prima di piegare al suo dominio le polis dell’Ellade: l’educazione impartitagli da Aristotele a Mieza ne fece un greco per cultura. Ma Alessandro greco lo era per destino e vocazione. Della Grecia egli incarnava l’idea più autentica: essere greco, per Alessandro significava conquistare, non difendere; unire, non dividere; civilizzare, mai sottomettere. La sua è un’idea lontana anni luce da quella degli altri greci del tempo. Mentre Alessandro preconizzava l’Impero, ad Atene Demostene scagliava contro il trono di Macedonia le sue Filippiche, a difesa della democrazia e delle sue rovine. Chi era più greco tra i due? Certamente Alessandro. E lo rimase anche quando, conquistata l’Asia, smise i panni greci per indossare quelli persiani.
Alessandro fece sesso con uomini e donne, conservando intatta la sua virilità. L’amore per Efestione, suo amico e compagno d’armi fin dalla più tenera età, non era una torbida relazione omosessuale ma l’esito, allora naturale, di un legame amicale e cameratesco, forgiato negli anni dell’adolescenza e poi nei campi di battaglia. Alle donne – Barsine, Statira e Roxane - riservò la passione.

Con gli amici fidati, conosciuti quando era bambino nelle stanze del palazzo di Pella, condivise l’avventura in Asia. Alessandro decise per loro e loro lo seguirono entusiasti. Se Alessandro era mosso dall’idea di riuscire in ciò che non riuscì mai a nessuno prima di lui, a guidare i suoi amici e, più in generale, i suoi uomini, era il desiderio di partecipare a quell’impresa epica. 
In battaglia, vinceva sempre. Non era solo la strategia, di cui era maestro, a condurlo alla vittoria. Coraggio, spregiudicatezza e una forte determinazione guidavano l’inarrestabile avanzata di Alessandro, in sella al suo Bucefalo, verso i confini estremi del mondo allora conosciuto. 
Non c’è ritorno nella vicenda di Alessandro. La volontà di spingersi oltre era più forte di qualsiasi altro desiderio. Non voleva ripercorrere le orme di Ulisse, semmai quelle di Achille, da cui peraltro vantava una discendenza. Voleva andare avanti, Alessandro, lasciando dietro di sé il segno di un passaggio che rimanesse nella storia.


Si diceva avesse gli occhi di colore diverso. Uno blu, come il cielo infinito e senza confini. L'altro nero, come il terrore che incuteva nei suoi nemici. I nostri occhi sono come i suoi.