Io non sono un uomo, sono dinamite. - Friedrich Nietzsche

domenica 10 aprile 2011

Voleva andare avanti, Alessandro

Ricorda che dalle azioni del singolo dipende il destino di tutti. 
Alessandro Magno

Parlando di Alessandro, ci si deve rassegnare all’idea che qualsiasi qualità gli si attribuisca, questa non basta a descrivere la complessità del personaggio. Alessandro fu macedone e greco; marito e amante; fine uomo di cultura e agguerrito condottiero; amico sincero e comandante risoluto; integerrimo e lezioso; pio e vendicativo. In questa tensione di contrasti si risolve la sua grandezza. Alessandro fu magno al punto da non essere sufficiente un solo aggettivo per definirlo. 

Nato macedone, quando ancora la Macedonia era una terra di pastori semibarbari, divenne greco già prima di piegare al suo dominio le polis dell’Ellade: l’educazione impartitagli da Aristotele a Mieza ne fece un greco per cultura. Ma Alessandro greco lo era per destino e vocazione. Della Grecia egli incarnava l’idea più autentica: essere greco, per Alessandro significava conquistare, non difendere; unire, non dividere; civilizzare, mai sottomettere. La sua è un’idea lontana anni luce da quella degli altri greci del tempo. Mentre Alessandro preconizzava l’Impero, ad Atene Demostene scagliava contro il trono di Macedonia le sue Filippiche, a difesa della democrazia e delle sue rovine. Chi era più greco tra i due? Certamente Alessandro. E lo rimase anche quando, conquistata l’Asia, smise i panni greci per indossare quelli persiani.
Alessandro fece sesso con uomini e donne, conservando intatta la sua virilità. L’amore per Efestione, suo amico e compagno d’armi fin dalla più tenera età, non era una torbida relazione omosessuale ma l’esito, allora naturale, di un legame amicale e cameratesco, forgiato negli anni dell’adolescenza e poi nei campi di battaglia. Alle donne – Barsine, Statira e Roxane - riservò la passione.

Con gli amici fidati, conosciuti quando era bambino nelle stanze del palazzo di Pella, condivise l’avventura in Asia. Alessandro decise per loro e loro lo seguirono entusiasti. Se Alessandro era mosso dall’idea di riuscire in ciò che non riuscì mai a nessuno prima di lui, a guidare i suoi amici e, più in generale, i suoi uomini, era il desiderio di partecipare a quell’impresa epica. 
In battaglia, vinceva sempre. Non era solo la strategia, di cui era maestro, a condurlo alla vittoria. Coraggio, spregiudicatezza e una forte determinazione guidavano l’inarrestabile avanzata di Alessandro, in sella al suo Bucefalo, verso i confini estremi del mondo allora conosciuto. 
Non c’è ritorno nella vicenda di Alessandro. La volontà di spingersi oltre era più forte di qualsiasi altro desiderio. Non voleva ripercorrere le orme di Ulisse, semmai quelle di Achille, da cui peraltro vantava una discendenza. Voleva andare avanti, Alessandro, lasciando dietro di sé il segno di un passaggio che rimanesse nella storia.


Si diceva avesse gli occhi di colore diverso. Uno blu, come il cielo infinito e senza confini. L'altro nero, come il terrore che incuteva nei suoi nemici. I nostri occhi sono come i suoi.

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